Le Ravisse di Solagna

Tradizioni contadine del Veneto

In questo articolo vi parleremo di un prodotto della terra che è si interessante dal punto di vista culinario, ma lo è soprattutto perchè racconta di una tradizione contadina di un piccolo paese in provincia di Vicenza dove, nei tempi passati, l’economia si basava soprattutto sul lavoro dei CARBONARI e la sussistenza delle famiglie era affidata alle colture locali.
Ai giorni nostri i produttori di carbone locali, molto apprezzati anche al di fuori dell’Italia, sono scomparsi ed anche la coltivazione di questo ortaggio.
Se non fosse che…

Le Ravisse

Le Ravisse sono vegetali appartenenti alla famiglia delle Crucifere (nello specifico una varietà di navone Brassica napus), ed è una specie originatasi probabilmente per ibridizzazione tra il cavolo (Brassica oleracea) e la rapa (Brassica rapa).
Infatti le Ravisse di Solagna presentano caratteristiche intermedie tra le due specie parentali.

Si tratta di un vegetale che resiste bene alle basse temperature, anzi le gelate invernali inteneriscono le foglie e le rendono più morbide e gustose. Infatti la Ravissa è una delle poche verdure che resiste tutto l’inverno, persino sotto la neve.
A differenza della rapa, che può avere radice rotonda e colorata, la Ravissa ha radice allungata e bianca.

COLLOCAZIONE NELL’AMBIENTE SOLAGNESE E … FUORI

A Solagna la Ravissa viene coltivata a livello familiare da moltissimo tempo.
Trova il suo habitat naturale nel terreno fertile e sciolto della conca Solagnese, come pure nella parte montuosa del territorio comunale dei “Colli Alti” oltre i 1000 metri di altitudine.
Gli anziani ci dicono che si seminava alla fine della stagione del tabacco, tra luglio ed agosto, e le prime foglie si tagliavano ad inizio ottobre.

Tradizionalmente la data del 7 ottobre segna l’inizio della raccolta che viene dai paesani ricordata come quella di Santa Giustina, patrona del paese.
Ma ancora prima, essendo in passato Solagna paese con molti carbonari che migravano dalla primavera all’autunno in varie parti d’Europa, come in Francia, Svizzera, nell’ex Jugoslavia e nel centro dell’Italia, molto probabilmente questi portavano con se le sementi locali nei nuovi posti e lì le coltivavano anche nelle radure, facendole diventare ‘famose’ magari anche con altri nomi.
Un esempio su tutti il ‘Mugnolo di Pettorano sul Gizio’.

Il POIATTO solagnese per la produzione del carbone

La coltivazione di questo ortaggio, oggi come un tempo, non prevede l’uso di concimi chimici né l’impiego di antiparassitari poiché la pianta risulta resistente a parassiti ed avversità climatiche.

Alcune famiglie di solagnesi hanno tramandato, di generazione in generazione, quasi fosse un rito iniziatico, i saperi e le tecniche di coltivazione di questa verdura straordinaria, dal gusto delicato e unico, molto ricercata in cucina.

USO IN CUCINA

Nel secolo scorso la Ravissa è stata ampiamente coltivata, ed è legata ad alcuni piatti tipici. 
Se ne consumano le foglie apicali sbollentate e passate in padella oppure con ‘moieche’ (anche dette ‘moeche’ ossia granchietti), salsiccia, ‘museto’ (cotechino) o formaggio … fuso tipico delle nostre montagne.
E’ possibile trovarla anche sulle pizze, come pure in torte salate abbinata magari a patate e cipolla rossa bassanese, o nella sfogliata con Ravissa e ricotta.
Inoltre se ne può ottenere un condimento per insaporire un bel piatto di tradizionali bigoli.
La sua radice bianca può essere conservata in vaso in agrodolce ed utilizzata come contorno.
Ama le carni, in particolare il maiale, ma si sposa bene anche nei primi piatti come risotti, paste ripiene o come contorno ai bolliti ed alla carne grigliata.
Un prodotto della terra veneta molto versatile, adatta ad essere protagonista in molte preparazioni culinarie grazie anche al suo sapore leggermente piccante che ricorda la rapa.

STORIA IN SOLAGNA

Un tempo le Ravisse venivano coltivate esclusivamente negli appezzamenti, nei terrazzamenti e nei piccoli orti che si localizzavano in tutto il paese di Solagna. 
Ai giorni nostri se ne coltivano ormai poche decine di chilogrammi, quasi unicamente per la tradizionale festa in occasione della Santa Patrona, riscoperta negli anni ‘90.
Dopo l’abbandono della coltivazione del tabacco, tra gli anni 1960 e 1970, le Ravisse di Solagna hanno rischiato di scomparire, ed solo grazie ad alcune famiglie “storiche” del luogo, come quella di Luigino Bellò, Pina e Bastianel Nervo, Secco, Bianchin, Tosin e Bordin che oggi la tradizionale coltivazione di questo ortaggio rimane viva e può continuare ad essere tramandata di generazione in generazione.

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