
Quando si parla di tortellini la mente corre corre corre, fino ad arrivare in Emilia Romagna.
Ma perché fare tanta strada quando anche in Veneto abbiamo i nostri ?
Ma come, direte voi. Ma non è possibile!!
Ebbene si, a Valeggio sul Mincio, cittadina di 15.000 anime nella vivace provincia di Verona, nascono i TORTELLINI DI VALEGGIO SUL MINCIO, che nulla hanno da invidiare ai cugini romagnoli, anzi….
Dovete infatti sapere che a Valeggio sul Mincio il tortellino è un’istituzione, una “personalità” a cui è dedicata perfino una grande festa.
Viene prodotto soprattutto in maniera artigianale forti di una tradizione centenaria (sembra sia nato intorno al quattordicesimo secolo) dai piccoli pastifici locali e dai numerosi ristoratori del luogo che ogni giorno solleticano le papille gustative di centinaia di affamati passanti.

Dietro la nascita di questa prelibatezza, nota anche come “NODO D’AMORE” c’è anche una leggenda che narra di cavalieri, streghe e ninfe.
Intorno al 1300 le truppe del Conte Giangaleazzo Visconti raggiunsero le sponde del Mincio insediando una testa di ponte per contrastare le truppe nemiche (all’epoca “andava di moda” invadere l’Italia settentrionale).

Non sapeva però che le acque del fiume Mincio erano popolate da ninfe bellissime che talvolta uscivano dal fiume per danzare in prossimità delle rive ma, una vecchia maledizione le costringeva ad assumere le sembianze di orride streghe.

E così una notte, mentre le truppe viscontee cadono nel sonno, ecco che le streghe escono dall’acqua ed iniziano a danzare.
Il valoroso capitano Malco, svegliato dal danzare delle misteriose creature, decide di affrontarle facendole fuggire verso il fiume.
Una di queste viene raggiunta e nel disperato tentativo di scappare perde il mantello che l’avvolgeva, rivelandosi inaspettatamente una splendida ninfa.
Nel breve corso della notte tra Malco e la ninfa sboccia l’amore e l’alba li sorprende a promettersi ETERNA FEDELTA’.
Silvia, la bella ninfa, deve però ritornare nelle profondità del fiume prima del sorgere del sole e lascia a Malco, quale pegno del suo amore, un fazzoletto teneramente annodato.
Da quel giorno i due innamorati non si rividero mai più.
Per ricordare quella vicenda triste e romantica allo stesso tempo, le giovinette del luogo avrebbero cominciato a trascorrere le domeniche mattina ritagliando quadrati di sfoglia sottile come la seta per poi annodarli con il “nodo d’amore”.
Credits: immagini wikipedia
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